502 XI - GLI ERRORI DELLA NOSTRA POLITICA zionc amica ed alleata, non si ricordi gli articoli di legge i quali impongono di agire tanto al potere' esecutivo che al potere giudiziario, contro chi compie atti di natura tale da poter turbare le relazioni con potenze amiche, e non abbia compreso subito tutta l’opportunità di un intervento immediato per la correttezza delle nostre relazioni internazionali I Gli è per tali debolezze, per tutti questi errori, per la facilità con la quale dall’oggi al domani si è mutato così spesso d’intonazione e per la mancanza di misura in tutte le nostre manifestazioni di risentimento o di simpatia, che siamo ormai considerati un po’ come una nazione della quale non ci si può fidare. Al Parlamento germanico in un momento nel quale — ministro l’on. Prinetti — era più visibile che mai questa nostra politica d’altalena, il cancelliere De-Bulow parlò una volta dell’Italia come di una bella signora che ama essere corteggiata e che concede ora all’uno ora all'altro il piacere di ballare con lei. Il Cancelliere Germanico, nel fare il paragone, fu assai cortese nella forma, ma non per questo il paragone è stato meno significante. In Italia si considerarono quelle parole come una barzelletta e si rise, non credendo mettesse il conto di fermarcisi su troppo. Ma continuando con lo stesso sistema, è poi venuto il giorno nel quale abbiamo sentito di essere perfettamente isolati e ci siamo accorti che ci veniva pian piano a mancare anche da quella parte ogni appoggio. Solo l’Inghilterra e la Francia hanno cercato di aiutarci un po’, ed è dovuta al loro intervento la nomina del generale De Giorgis. Ma l’Inghilterra, che nella questione delle riforme ha aderito alla nota