416 X — DALMAZIA - ISTRIA - TRIESTE comprendeva tutta la costa Adriatica fino all’ionio — e rapidamente ascese ai supremi onori. Volle però finire i suoi giorni in patria e lasciata Nicomedia, la città della lontana Bitinia della quale per ragioni strategiche aveva fatto la sua capitale, fece ritorno a Salona la città che sopratutte prediligeva ed alla quale aveva fatto frequenti visite anche nei momenti più agitati del suo regno onde sorvegliare personalmente la costruzione del grande palazzo in riva al mare, i cui lavori durarono circa dodici anni. Le mura del vastissimo edificio che ancora rimangono in piedi, e nelle quali ebbe principio la città di Spalato quando all’appressarsi dei barbari una gran parte della popolazione di Salona vi si rifugiò e vi si difese, sono uno dei monumenti più interessanti dell’epoca, anche perchè con le terme diocleziane di Roma, rappresentano l’ultima grandiosa manifestazione della edilizia romana. Su queste rovine studiate da molti archeologi vi è tutta una biblioteca, mentre relativamente furono assai trascurati dagli studiasi e dal Governo austriaco gli avanzi di Salona. Solo verso la fine del secolo scorso si cominciò a fare qualche scavo. Ma in generale la direzione di codeste ricerche archeologiche nel suolo dell’antica metropoli deU’Illiria, non è mai stata troppo bene affidata. Francamente, anche ora, fa una impressione penosa il vedere con che poco gusto, con che poco sentimento artistico, e con che poco rispetto sono trattate quelle rovine, le quali hanno un così enorme interesse non solo per l’archeologia romana, ma altresì per l’archeologia cristiana. Vicino all’abitazione del direttore degli scavi in una casetta che il custode si fa premura di far vedere al forestiero, la vite arrampica sulle colonne