Cosi ci si persuadesse che i sacrifici per aiutare ed incoraggiare certe iniziative, se proprio si vogliono assolutamente considerare come sacrifizi, sono destinati a risparmiarci in un avvenire, che potrebbe anche non essere molto lontano, disillusioni amare e tristissime. Se non avremo interessi da difendere o da tutelare, ci mancherà il titolo, la ragione per intervenire al momento opportuno e per far sentire la nostra voce. A ben poco varranno le simpatie che il nome nostro desta in Albania, se, come al solito, gli avvenimenti ci sorprenderanno completamente impreparati. Adesso, malgrado che di nuovo il Kaimakan di Vallona abbia agito in modo scorretto — tanto da essere richiamato all’ordine dal suo Governo — nella recente visita fatta dalla nostra squadra al comando dell’ammiraglio Bettolo( i ), in generale l’azione nostra è assai meno ostacolata. Il Kaimakan di Vallona, il quale certamente ha dato soverchia importanza agli incidenti di due o tre anni fa avvenuti tra la famiglia Vlora e altre famiglie del Sangiacato, quando l'esagerazione, specie nella stampa europea, era arrivata fino a far credere alla possibilità di un movimento albanese nazionale per la proclamazione di Aladro Ca- (i) Il Kaimakan di Vallona che, secondo le consuetudini, essendo inferiore in grado all’aramiraglio Bettolo, avrebbe dovuto recarsi a bordo a fargli visita. Ma malgrado l'avvertimento del nostro Vice-Console egli aveva finto di non accorgersi della presenza della squadra. La squadra lasciò Vallona e si recò a Durazzo dopo aver ben inteso, avvertito il nostro Governo. Vi fu un attivo scambio di dispacci fra Roma e Costantinopoli, da dove il Kaimakan ricevette un rimprovero e l’ordine tassativo di recarsi a bordo ad ossequiare l'ammiraglio Bettolo che aveva a sua volta ricevuto l’ordine da Roma di ritornare a Vallona con la squadra. Due giorni dopo la squadra era a Vallona, e con la visita che il Kai-makan si affrettò a fare al nostro ammiraglio l'incidente fu chiuso.