Italia e Turchia Con tutto ciò, e malgrado le intemperanze di linguaggio di alcuni circoli militari, non è supponibile l’impero Austro Ungarico possa avere realmente mire aggressive contro di noi. Ma fatta questa constatazione bisogna pur riconoscere che se i suoi poderosi armamenti non sono rivolti direttamente contro l’Italia, mirano però a tenerla in iscacco pel giorno nel quale gli si presentasse l’occasione, magari col tacito assenso delle altre Potenze, di fare un altro passo avanti nei Balcani e in modo da turbare, a nostro danno, e per sempre, l’equilibrio dell’Adriatico. Di qui la ragione precipua per noi di provvedere senza indugio a mettere in migliori condizioni l’Esercito e la Marina, e nel tempo stesso di esercitare un’ azione diplomatica intesa sopratutto a far cessare l’isolamento nel quale abbiamo finito per trovarci. L’amicizia della Francia a ben poco ci potrà giovare, se non sapremo direttamente ottenere un miglioramento nelle nostre relazioni con la Russia, cioè con la nazione con la quale avremmo dovuto stabilire degli accordi molto prima, invece di inimicarcela per sostenere, contro ogni nostro interesse, a Belgrado ed a Sofia, la politica austriaca. Il miglioramento delle nostre relazioni col Governo di Pietroburgo, deve essere uno dei capisaldi della nostra politica nei Balcani. D’altra parte, ricordandoci che la politica estera non si fa col sentimento, oggi noi abbiamo tutto l’interesse ad essere gli amici della Turchia, ad aiutarla coi nostri consigli, onde l’autorità del Sultano non venga diminuita e sia rispettata veramente l’integrità dell'impero. E poiché da parte della Sublime Porta, la quale ha compreso come la nostra linea di condotta miri ad aiutarla anche se insistiamo, perché sieno migliorate