Vili — VALLONA K IL SUO GOLFO Laggiù nelle acque di Pachaliman, ove Vallona cadesse nelle mani di una potenza europea, sorgerebbe certamente il porto militare, mentre il porto mercantile verrebbe costruito dov’è l’attuale scalo, e dove, fino a qualche anno fa, non vi era nemmeno la piccola gettata, a cui approdano ora le lande quando si sbarca. Essa fu costruita recentemente dalla società franco-inglese proprietaria delle miniere di bitume a Seleniza, a poca distanza da Vallona — per poter caricare con minore spesa i suoi prodotti sui bastimenti. Venendo dal mare, Vallona, l’antica Apollonia dei Romani, i quali avevano essi pure intuito l’importanza militare e commerciale di questa posizione, non si vede. Essa sorge a quattro o cinque chilometri dalla riva, nascosta fra colli ricoperti di una ricchissima vegetazione di olivi. Di olivi veneziani, poiché la Repubblica non si occupava solamente del commercio, ma promoveva e incoraggiava altresi l’agricoltura, e per molti anni diede un colonnato di premio per ogni olivo piantato di nuovo quando raggiungeva una certa altezza. Si resta un po’ male appena sbarcati, poiché si crede che Vallona, la città della quale tanto si parla, sia costituita da quel gruppo di tre o quattro case che sorgono intorno al grande caseggiato nel quale hanno sede gli uffici della dogana — si chiama anzi la casa della dogana — quello del Lloyd, e credo anche quelli delle autorità portuali e della gendarmeria. La quale ha poi un ufficio speciale con corpo di guardia, tutto quanto in un piccolo casotto di 4 metri in quadro, al principio della gettata. Un casotto nel quale, malgrado i profumi poco piacevoli che ne