contagio, da un paese all’altro; ma non può la politica di reazione di uno Stato autoritario avere influenza sulla condotta di altri Stati, viventi in regime di opinione, e, bene o male, traenti dall’opinione la ragione del loro intimo sviluppo e la ragione delle loro leggi. Struggersi, dunque d’amore per l’Austria, è lo stesso che struggersi d’amore per una figura proiettata in uno schermo cinematografico, per una figura che, non ostante si muova, non si può abbracciare, e nonostante sorrida non vi si può abbandonare : lo stesso, insomma, che perdere tempo, fantasia ed occasione per fare qualche cosa di più utile e di più serio per voi e per gli altri. Mentre siete in estasi o in ammirazione dinanzi alla figura che si agita invano sulla tela, il fiume della vita passa rumoreggiando nella via, trascinando nelle sue onde e raggirando nei suoi gorghi tutte le passioni degli uomini — e voi rimanete a secco nell’isola deserta. L’amore per l’Austria non è servito ad altro che a farvi smarrire la coscienza del presente, a farvi perdere i contatti con la realtà, a isolarvi nel vostro stesso paese, a farvi esuli in patria, nemici del vostro essere e della vostra vita. L’ordine, per l’Austria! Bismarck credette, un momento, nel suo primo furore reazionario, di rinnegare anche quelia Germania che pure portava nel gran cervello, per amore dell’ordine che credeva l’Austria rappresentasse, e tra il ’49 e il ’50, scongiurò la Camera prussiana di non accettare per il Re di Prussia la corona imperiale che gli offriva il Parlamento di Francoforte, e combattè per l’assoggettamento della Prussia all’Austria nel fine di combattere insieme la democrazia minacciante. Ma dovette presto ricredersi e presto inaugurare la politica del » colpo al cuore » dell’Austria, la politica del « ferro e del fuoco » per assoggettare definitivamente l’Austria alla Prussia. Gli uomini d’ordine di tutti i paesi non credono di potere acquetare le loro timorate coscienze nel nome e nell’esempio di Bismarck? — 149 -