la sua dottrina, della quale non arrivano a comprendere il senso; e quelli che si dicono civili mostrano di averne orrore e terrore. Quali, nella storia, più civili dei diplomatici della Quadruplice? Essi sono veramente l’espressione della più alta coltura e della più profonda sentimentalità del mondo moderno. Essi rappresentano i più puri « principi » e difendono il più puro « diritto » : tanto rappresentano e difendono, che hanno paura persino di pronunciare il termine contrario, nei loro discorsi e nelle loro note : il termine * forza ». Ascoltandoli, o apprendendo in altra guisa la loro parola, si ha la soave soddisfazione di vedere una nobile stirpe di pastori (di popoli, naturalmente) aspiranti alla beatificazione dei cieli, più che alla gloria sulla terra, e preoccupati più di lasciare il loro nome e il nome dei loro paesi nel Libro delle Massime Eterne, che nel libro della Storia. Sopra un discorso di Asquith o di sir Ed. Grey, i giornali non si onorano forse di mettere sempre il bel titolo di una favola morale, come per esempio : « L’orgoglio del nemico umiliato » — « La filosofia della barbarie confutata »? — E dopo il discorso dell’on. Sonnino alla Camera, non forse la « Tribuna » intitolò il suo articolo di comento : «Un discorso onesto », e il « Giornale d’Italia », assurgendo dal verbo all’uomo: « Vir probus »? — La questione morale, anche politicamente parlando, domina su tutto e in tutti. E gli illustri diplomatici occidentali sono lieti di confondere le loro personali qualità di privati gentiluomini con quelle di uomini pubblici : confusione che messer Nicolò combatteva nel « Discorsi », e Camillo Benso di Cavour dichiarava a sua volta di non voler fare per paura che male avvenisse al suo paese. Ma è tanto tempo passato, da allora ! E poi, l’importante non è oggi, più che altro, fare tutto il contrario di quello che fa il nemico? Il contrario, fino al punto di non far uso nemmeno delle armi che si hanno in mano.