a profitto, nell’interesse nazionale, ogni fase della guerra; è una lezione per gli oratori ingenui che considerano il mestiere del diplomatico come un mestiere superfluo, e, per una strana contraddizione, pretendono nello stesso tempo improvvisarsi diplomatici. » — E la lezione va soltanto agli oratori di Francia? Io ho letto in qualche giornale democratico d’Italia che la proclamazione del protettorato sull’Albania è un atto improvvido e inopportuno, un colpo di testa se non di mano della diplomazia italiana. Ancora una volta, verità di qua, menzogna di là dai Pirinei, e nel caso, dalle Alpi? O come, dunque? Improvvido e inopportuno, per un giornale democratico in Italia, un atto che per un altro giornale democratico in Francia è qualificato utile e provvido della diplomazia italiana, nell'interesse nazionale italiano? Comunque, inopportuno e improvvido un atto, che accresce il prestigio dell’Italia, e che tutti gli italiani hanno accolto con giusta soddisfazione? La democrazia dovrebbe avere la buona grazia di non mettersi mai in disaccordo con l’interesse nazionale. Io so bene, e non mi nascondo, che vi è una questione di procedura, nelle inaspettate polemiche, che qua e là scoppiettano — se ne vedono gli strappi nei bianchi dei giornali — attorno alla questione del protettorato dell’Albania. Ma se nel loro patriottismo tutti i partiti hanno deposto le bandiere — e le pregiudiziali — sui gradini del così detto altare della concordia nazionale, è possibile, poiché l’atto della diplomazia italiana è rispondente all’interesse e all’opinione nazionale, è possibile che alcune le ritirino per una questione di procedura? Gli uomini di provata fede, che furono i fautori della concordia, debbono saper sacrificare i loro criteri dottrinari al fatto compiuto, anche per non svalutarlo di fronte ai nemici e di fronte agli Alleati. Il fatto accresce prestigio al-l’Italia ? Se sì, ogni discussione, anche se giusta e — 130 -