che ora fanno da giudici furono sul punto di essere trascinati con la corda al collo ai piedi del Kaiser! E noi mettemmo la mano tra la corda e il loro collo per impedire che il nodo scorsoio desse l’ultima stretta e li abbattesse soffocati nell’estrema schiavitù ! Ma dimentichiamo queste miserie. E pensiamo soltanto all’avvenire. Al Congresso, dunque, gli Alleati hanno fatto all’Italia una posizione di giudicabile. Nessuna questione che la riguardi, discussa con criteri, non dico di giustizia o di equità, ma neppure di onestà, di quella elementare onestà, che consiste nel non derubare, per esempio, del portasigarette o del portafogli il compagno di viaggio che vi offra una sigaretta o esibisca il suo passaporto. Nessuna questione che susciti difficoltà fra lei e i suoi rivali, considerata non dico con simpatia ed amicizia, ma neppure con quel comune senso del pudore e della decenza che consiglia le persone appena indiziate di educazione di non trattare alla stessa stregua, la sgualdrina che batte il marciapiede in cerca di amanti, e la signora che trascini il lutto dei suoi figli morti in guerra. E viceversa, tutte le questioni, per noi fastidiose, od oltraggiose o lesive dei nostri interessi e della nostra sicurezza, allevate, coltivate, potate, innestate alle loro per promuovere un maggior rendimento di danno a noi, nel presente e nell’avvenire. Pensate alla ripetuta manovra, per fortuna scongiurata, la seconda volta dal rifiuto secco di Sonnino, diretta a rimettere la questione della Dalmazia e di Fiume nelle mani dell’unico arbitro Wilson •—- il giusto Wilson che sapevano non solo nemico nostro, e protettore dei nostri nemici, ma perfino del Patto di Londra. Pensate: a sei mesi data dalla nostra vittoria, essi non erano ancora disposti a garentire il Patto di Londra, cioè il nostro Patto di guerra, con la scusa che Wilson — il quale nella guerra è intervenuto due anni dopo — non era disposto a riconoscerlo. Pensate, infine, alle - 323 —