timentahtà governi la diplomazia di guerra dei nostri amici. La casa arde. Il tradimento è alle calcagna. I sottomarini sono neH’Egeo. E i nostri amici di Francia non sanno meglio escogitare per spegnere l’incendio, soffocare il tradimento, distruggere i sottomarini, che mandare in giro per le vie di Atene, un innamorato di Atene, a gridare « Zito Grecia » e a commuoversi al grido che fa eco : « Zito Gallia ! » Oh vi'amour! —- Siamo in guerra, nella più ñera guerra che la storia degli uomini ricordi; e ¡’innamorato perde trenta giorni in zivii e salamelecchi, in un paese che è già tutto passato, armi e bagagli, al nemico, in un paese che non da un’ora ma da un anno è stretto da un grazioso patto col nemico — grazioso, non è vero?, perchè creato oltre e contro un antico patto di fedeltà con la Serbia — e invece di scegliere ed usare le armi, sia pure legali, per il divorzio, si scelgono le parole più dilette per comporre brindisi e mottetti per le future antologie alessandrine? Cortesia ci ritenne, giorni addietro, dal fare il commento che si conveniva alle interviste del signor Denys Cochin tutte soffuse di miele e di ambrosia per la Grecia; ma nel dubbio, fino ad oggi purtroppo non pienamente ingiustificato, che le decisioni che il governo di Francia dovrà con gli altri alleati maturare di contro alle nuove risposte del governo di re Costantino, abbiano la stessa soffusione di quelle romantiche interviste, noi abbiamo il dovere di anticipare le nostre proteste. No, signori : così non si fa guerra: nè si fa adulterio; così non si tiene il Mediterraneo : si perde tutto. Bisogna che vi decidiate a uscire dal pregiudizio nel quale, fin dal principio della guerra vi siete chiusi, come le donne medioevali nel cinto di castità mentre il marito correva l’oriente, uscire dal pregiudizio della indissolubilità matrimoniale con la Grecia. Bisogna che concepiate diversamente il vostro avvenire da quello che lo avevate designato e predisposto prima che il concor- — 14 —