E ;perché tu non credi ch’io t'inganni Odi se fui, com'io ti dico, folle, Già discendendo l'arco dei miei anni. Eran li cittadin miei presso a Colle In campo giunti coi loro avversari, Ed io pregava Dìo di quel ch’ei volle. Rotti fur quivi, e volti negli amari Passi dì fuga, e veggendo la caccia Letìzia presi a tutte altre disparì... Ora, dicono, siamo tutti fratelli, un’altra volta — cosa che per me, che ho già disposto mi si eviti l’accompagnamento funebre dopo morto, ha importanza molto relativa — e tutti siamo convinti di non essere figli di una Madre adultera a giuste nozze. Ora, anche il nèmico proclama al mondo che la sua guerra fu l’errore della sua mente, l’aberrazione della sua coscienza, il delitto della sua storia; ed è sperabile che queste verità, sulle quali tentammo invano di raccogliere l’unanimità dell’opinione, non siano più oggetto di discussione : tanto inutile lasciare insepolto il cadavere di queste polemiche della guerra. Ora, infine, che un tabù è precipitato negli abissi, che cosa resta alla nostra inestinguibile superstizione di gente scettica ? Crearne forse un altro : dopo il tabù-Germania, il tabù-Jugo-Slavia? Sarebbe l’ultima umiliazione.