IL DIARIO DELL’ADRIATICO. Da quindici giorni la questione adriatica pareva dovesse irretirsi nel così detto compromesso Tardieu. Oggi si apprende, invece, che essa esce dalle maglie di quel compromesso, per entrare in quelle di un altro, che elabora il Presidente degli Stati Uniti. Tutte queste reti che gli illustri bizantini del Congresso di Parigi si affaticano a intessere, per pigliare dentro il nostro diritto e il nostro avvenire, non è possibile abbiano maggiore fortuna di quelle che volessero pigliar dentro la vibrazione di un cervello, la respirazione di un cuore umano. Le funzioni della vita non sono materia di compromesso o di transazione. Bisogna avere il coraggio, se si può, di uccidere il nemico, o l’amico, se più convenga, al petto o alla schiena. Legarlo a un cadavere è soltanto un supplizio, che pareva riservato alla macabra fantasia di quelli che i gloriosi nipoti dell’89 sogliono infamare col titolo, dal quale essi naturalmente rifuggono, di tiranni, o tirannelli, secondo la maggiore o minore estensione dello Stato nel tempo sottoposto al loro dominio. Una domanda che io ho sempre fatto a me stesso, è questa che oggi ho l’onore di sottoporre all’esame dei miei lettori e anche dei pubblicisti e dei Delegati di Parigi, se il mio articolo avrà la fortuna di cadere sotto il loro raggio visuale : — Per quale istantanea, - 336 -