e mezzo potrà anche avere per successore un nemico delle sue idee e un nemico della sua Società. Intanto, dalla varia condotta degli uomini più autorevoli del Congresso, si può constatare la varia condizione e il vario interesse degli Stati rappresentati. Il Presidente Wilson che non ha nemici ai fianchi, come la Francia e come l’Italia, ed ha soltanto la Città ideale della sua mente da edificare e decorare, trascorre come Orfeo, con la sua lira, dalle terre d’Asia alle terre d’Africa, a costruir muri che contengano o dighe che arginino le aspirazioni dei popoli, e tempi che accolgano sull’unico altare le religioni dell’avvenire e le ragioni della Finanza degli Stati Uniti. Egli ha fretta, e non importa se i muri saranno abbastanza solidi, le dighe abbastanza capaci, i tempi abbastanza popolati di fedeli. Purché la Città sorga, e la Banca sicura nel pomerio! Lloyd George è come estraneo e indifferente alle discussioni del Congresso. Perchè, infatti, dovrebbe egli commoversi ? L’Inghilterra non aveva che un fine nella guerra : abbattere la potenza navale della Germania, che la minacciava da tutte le parti, e, con un po’ di pazienza ancora, avrebbe potuto prostrarla. La potenza navale della Germania è abbattuta. La grande flotta nemica è tutta nei suoi porti. I mari e i sottomari sono sgombri di carene, e gli orizzonti di bandiere tedesche. L’Inghilterra non ha più paura di alcuno. Ella è ormai padrona di sè e del suo destino. Perchè, o che cosa, i suoi Ministri dovrebbero affaticarsi a discutere al Congresso? Un lembo di colonia tedesca di più o di meno, un mandato di più o di meno, negli ampi domini, per la gloria del vecchio impero coloniale? Essa può ormai disimpegnarsi anche dalle questioni europee nelle quali non si è impegnata che per il suo unico fine, di abbattere la Germania. A rifarsi delle spese della guerra, penserà lei nel vasto mondo. — 236 —