di lanciare i suoi eserciti. La Quadruplice, l’avara Quadruplice, ha paura o ritegno di aprire il suo cuore e la sua borsa perfino di fronte al balcanico, del quale è nota la massima, eh’ è regola di condotta : « l’amico vale per quello che dà e il nemico per quello che ti toglie ». Così si è lasciata sfuggire perfino la gente del Montenegro! Alla quale ha permesso di rifare, in senso inverso, col Lowcen, quello che nell’aprile del 1913 aveva fatto con Scutari. Ricordate la presa di Scutari, allora? Parve, a tutta prima, dopo il lungo assedio, una gloriosa conquista. E non fu, invece, che una balorda commedia — così come ieri la resa del Lowcen. Dopo quest’ultima disavventura del Montenegro, la stampa della Triplice, preoccupata, finalmente, a quanto pare, grida concorde da Londra, da Parigi, da Roma : « Occorre unità di consiglio e di decisione ». E sarà. Sebbene, per tutto quello che è avvenuto, mi pare sia ormai troppo tardi. Ma più che l’unità del consiglio, ci vuole la trasformazione della mente e della coscienza, la trasformazione dell’anima, donde il consiglio ordinariamente emana. La diplomazia della Quadruplice ha un’anima tardigrada, un’« animula », più che un’anima, « vagula » e « blandula » ; e bisogna, invece, che si formi un’anima fiera e spregiudicata, un’anima rivoluzionaria nel vero ed alto senso della parola, un’anima nuova e innovatrice, perchè non vi è più grande rivoluzione di questa guerra europea, e non si può governare questa immensa guerra europea coi mesti e moderati criterii che si usano in tempi di ordinaria amministrazione. Per quel che riguarda l’Italia, non è più alcuno, io credo, nel nostro paese, che non sia convinto della necessità della nostra guerra. Quanto più l’Austria dispiega ed attua il suo programma nei Balcani, tanto più questa necessità si rivela evidente e imponente. La gravitazione dell’Austria sulla Serbia, sul Montenegro — 23 —