ha subito molte invasioni : ha sopportato molte ingiurie e anche molti gioghi, nei secoli, dopo che la potenza di Roma fu abbattuta. Ma che oggi, dopo la vittoria, debba subire l’estrema ingiuria e l’estremo giogo di quattro predoni jugoslavi in società con un maggior numero di affaristi inglesi, francesi e americani, sotto la bandiera stellata del signor Wilson, no, questo non è compatibile, nè col diritto, nè con la morale, e tanto meno può formare oggetto di discussione e trattazione fra gli alleati. Certo, rideranno allegramente — una volta tanto — i Delegati tedeschi nel treno che li porterà da Weimar a Versailles, a queste dure giornate dei Delegati italiani a Parigi; e sollevando le tende dei finestrini guarderanno lontano, chi sa tremoli un po’ d’azzurro nel loro orizzonte. Ma è la saggezza degli Dei riservare le consolazioni della speranza ai mortali anche nel fondo degli abissi. Noi, per conto nostro, non muteremo animo, in queste che vanno annoverate fra le più ingrate avversità delle nostre tragiche alleanze. Sono fiere esperienze, che un gran popolo deve attraversare, per acquistare la piena indipendenza del suo spirito, la piena coscienza del suo essere — e anche la piena coscienza della sua vita di relazione nel mondo. L’Italia non è nata ieri, e non finirà neppure domani, negli intrighi del Congresso di Parigi. Il senso storico della sua perennità deve soccorrerla nelle presenti giornate e farle superare con accortezza e serenità i pericoli che la circondano e vorrebbero farla cadere umiliata e dissolta nella vanità di una vittoria senza futuro. La gravità dei pericoli deve chiarire non ottenebrare il concetto della nostra responsabilità, e deve rendere anche più teso l’arco della nostra volontà. Un momento di debolezza e di dedizione determinerebbe l’irreparabile sconfitta, più che della nostra guerra, della nostra vittoria. - 3°4 -