sparse nelle ultime spiagge della barbarie europea : ci è voluto anche un Memoriale sul tipo di quello, oh vergogna, degli antichi servi dell’Austria : una specie di conclusionale, insomma, come nelle cause per la contestazione di un diritto di passaggio o di calpestio nella villa propria od altrui; e, suprema tristezza, questa conclusionale è dovuta essere presentata, oltre che redatta, dal triestino che per un trentennio rappresentò al Parlamento italiano Roma in funzione di tutte le città irredente, come se il suo nome non fosse abbastanza eloquente, per significare i fini e gli ideali della nostra alta guerra! Ma è sperabile che, dopo le molte parole, si passi alfine ai fatti. E che i fatti siano rispondenti ai diritti : diritti veri, diritti autentici, diritti storici — riconsacrati dai sacrifizi e illuminati dalla luce di tutti gli ideali. Perchè, tutto il resto, credete, non è che bestialità. Il signor Pasic, che raccoglie nella sua fluida barba tutti gli errori e tutte le colpe dei suoi e nostri nemici di ieri e di domani, ha avuto la non felice idea di far cadere un po’ degli uni e un po’ delle altre, in una sua pettinatura negli uffici del Journal, credendo così di seppellire sotto tanta mora tutti gli argomenti e le argomentazioni del Memoriale italiano. Il Patto di Londra? — egli disse, passando il pettine della mano nella doppia lista, tutt’altro che catoniana, dal mento — ma noi non lo conosciamo, e non lo riconosciamo, perchè noi non fummo presenti alla firma; e la dottrina di Wilson è contraria ai trattati segreti. Santa castità della Balcania! Ma, in nome di chi, e di che cosa parla dunque il signor Pasic? In nome della Jugoslavia? È evidente, la Jugoslavia non poteva essere presente alla firma del Patto di Londra, perchè le due così dette nazionalità che in concorso con la Serbia oggi vorrebbero formarla, erano allora dall’altra parte, dalla parte del nemico, erano anzi il nemico, e combattevano contro l’Italia e contro l’In- — 271 —