zo, ai nostri colleghi d’oltre Reno, è di falsare la storia, per conto dell’Austria, per alimentare ancora rancori e diffidenze nei Serbi dispersi contro l’Italia. Se non il rispetto alla verità storica — è vero che Treitschke, il loro divino Maestro, dice la verità storica una stupidità indegna di un popolo sanguigno e battagliero e solo degna di popoli anemici e contemplativi — almeno il rispetto alla sventura dovrebbe frenarli dal mostrarsi crudeli con inganno e con menzogna contro i Serbi, che hanno scacciato dalle loro terre e costringono oggi a andar raminghi per l’Europa. Dire oggi a questi raminghi, dopo averli disfatti : « Era il desiderio e l’interesse dell’Italia che foste disfatti » — è oltrepassare il limite dell’ironia. È sperabile siano più miti coi loro protetti del Belgio. È nel ricordo anche dei più umili pescatori dell’Adriatico la parte presa dall’Austria e dalla Germania contro la Serbia, tra la prima e la seconda guerra balcanica, quando, vinta dagli Alleati la Turchia, pareva che fosse e dovesse essere finita per sempre ijpi Balcani per le Potenze Centrali. È nota l’ultima intervista di Kiderlen, alla vigilia della sua morte improvvisa, sulla questione balcanica : « Bisogna ormai trascinare la Bulgaria nel nostro giuoco e aver cura di far nascere e incoraggiare interessi che la leghino a noi ». Ed è nota l’azione dell’Austria dopo la presa di Scu-tari, contro il Montenegro, e dopo le vittorie della prima guerra balcanica contro la Serbia per impedire 10 sbocco al mare, sotto la minaccia della guerra. Per evitare la guerra, l’Italia, e fu il suo torto, e non 11 solo in quel periodo — torto, che neppur vale a scusare la nuova condizione in cui l’aveva lasciata la campagna di Libia — dovette seguire l’Austria, che chiedeva compensi perfino per le spese che diceva di aver dovuto sostenere per la sua mobilitazione durante la guerra balcanica, e concorrere alla sistemazione del basso Adriatico, con l’aerea creazione del