lavoratori, essi sono maturi per tutte le responsabilità di governo e di Stato, e nei loro uffici e nelle loro funzioni portano — in più dei loro predecessori, i quali non rappresentavano ormai che una casta feudale storicamente decaduta — quella autorità, anzi quella legittimità che deriva delle fonti inesauribili della coscienza e della volontà popolari. Il discorso di Ebert, all’apertura della Costituente, è il discorso — vedremo poi se gli atti corrisponderanno alle parole — di un uomo di Stato : il discorso non di una persona soltanto, ma di tutta una gente, che, quali che siano le sue colpe e i suoi traviamenti e i suoi errori nel passato, afferma ancora la sua volontà di vivere, e affermando questa volontà, mostra anche di rendersi conto delle nuove difficoltà della sua vita, e delle esigenze non sopprimibili di quella triste realtà, ch’è la sconfitta. Onde l’annuncio del programma dell’avvenire in una stringata formula : Ordine e lavoro — che è una formula di realtà, e anche una formula di parsimonia e di intimità : la formula di tutte le ricche famiglie cadute in bassa fortuna, di tutte le società commerciali precipitate nel baratro del fallimento. Siamo lontani dal sogno e dalla follia. Lontani dal brutale linguaggio di Bethmann-Hollweg e dalla mistica retorica del Kaiser. Siamo nelle affaticate correnti della modesta umanità. , Dal sogno alla realtà i socialisti maggioritari tedeschi non hanno fatto, neppur essi il passaggio dopo la sconfitta, ma nel periodo stesso della guerra quando non solo domandavano le riforme interne dello Stato, ma domandavano anche le riforme interne del loro partito per poter arrivare ben preparati ed armati al governo del paese. Il discorso di Scheidemann al Congresso di Wurtz-burg alla fine del 1917, si può dire sia Xhumus donde poi è sorto e fiorito il discorso di Ebert alla Costituente di Weimar.