imbarazzanti per la mente non troppo aperta alle scherme della logica dell’ ambasciatore persiano. Ma combattere contro lui, per altri — ecco due nuovi casi non più imbarazzanti per gli ambasciatori dell’Intesa. Re Costantino e il suo Skuludis non li hanno fatti essi, che si sono invece fermati ancora ai due primitivi casi dei capitani de\Y Anabasi. Ma la loro condotta li denunzia. Essi sono in progresso sulle istorie di Seno-fonte. Ma anche gli ambasciatori dell’Intesa sono in progresso su quello del re di Persia. E le vane parole non possono più valere ad evitare il disarmo. Questa volta veramente i Greci, o graeculi che siano, bisogna che cedano le armi — e con le armi le insegne. Tutta la condotta della Grecia, nel conflitto balcanico annesso e connesso con la grande guerra europea, è un tradimento: verso l’alleata Serbia, prima; verso le Potenze protettrici e garanti della sua esistenza, dopo. Tradimento, non per modo di dire, e non per semplice espressione retorica, ma effettivo e reale, con disegno ben determinato e preciso, e con metodo costante di esecuzione. La formula della neutralità non era che la formula dell’inganno, per addormentare gli ingenui idealisti di Francia e di Inghilterra, i quali abbiamo visto quanto, per il lungo abuso dei narcotici dell’ellenismo, erano disposti a cadere in catalessi sotto l’ulivo di Minerva. Il neutralismo era la maschera. Neutralismo — e re Costantino licenziava dal potere Ve-nizelos che sosteneva la fede al trattato con la Serbia. Neutralismo — e il ministero Gunaris, comandato dalla volontà di re Costantino, che teneva luogo di maggioranza alla Camera, dava al trattato con la Serbia l’interpretazione che più convenisse all’Austria e alla Germania. Neutralismo — e la Camera venizelista veniva sciolta, per creare con la corruzione e con la prepotenza una Camera nuova la quale ratificasse la volontà del Re rappresentata dal ministero Skuludis, e annullasse perfino il ricordo dell’ex volontà nazionale — 62 — I