tasse del primo caso, se si trattasse, cioè, del criterio '.'Vhe presiedette alla direzione della guerra, io, per mio conto, mi sentirei in grave colpa verso il pubblico, se non manifestassi la mia opposizione. { È recente il ricordo della nostra guerra di Libia. Noi avremmo potuto colpire, in primo tempo, la MTurchia per terra e per mare, e decidere, così, rapidamente, delle sorti della guerra. Ma ci lasciammo sfuggire la flotta turca, che avevamo a tiro di cannone, mentre rientrava dai porti dell’Asia Minore nei Dardanelli; e ci lasciammo persuadere a tornare indietro, da Prevesa, mentre il tiro del Duca degli Abruzzi ¡»cominciava a fare sue « merveilles ». Così, perdemmo |ji,un anno e mezzo, e un miliardo e mezzo, nelle sabbie, «a costruire l’ediflcio, che deve ancora avere la sua base. Si dovette piegare la fronte, allora, alla Germania, "per la flotta turca, ed all’Austria per Prevesa. Ma oggi, se non siamo in guerra combattuta con la Germania, con l’Austria siamo di certo. E ci metteremmo da noi stessi, in questa guerra, le catene che nell’altra ci misero la Germania e l’Austria insieme? Anche a non volere estendere l’azione, oltre i limiti consentiti dalle nostre forze in Oriente, non possiamo considerare, nella riva opposta, alcun punto miei l’Adriatico, come estraneo alla nostra guerra — che I essenzialmente, per lo meno, guerra adriatica. Re-tringersi al solo confine delle Alpi sarebbe, non per g»a guerra europea soltanto, ma per la stessa nostra .^guerra, il più grave degli errori. ? La « Compagnia della Lesina » non può essere il pmodello ideale di una nazione, in guerra. Essa fu ap-■pena il modello di un Ministero, che non ebbe fortuna, nè lunga vita. Nella « Tribuna » era detto, ieri sera, che « le conquiste territoriali del nemico non contengono in sè ■ihessuna forza risolutiva » — e fln qui potrei essere d’accordo — ma soggiungeva : « All’Austria converrebbe