di festa. E danno anche prova di una più superficiale psicologia se credono di conoscere o aver conosciuto l’Italia attraverso quel centinaio di noti ed ignoti commessi viaggiatori della democrazia universale che tardi e affrettatamente, in disaccordo o a dispetto del ministro degli esteri — colpevole, a sua volta, di non essersi mai voluto piegare alle esigenze della comune realtà — i vari uffici di propaganda mandavano in giro per l’Europa con quali successi e risultati tutti oggi alfine comprendono e constatano. Ma l’Italia, è bene avvertire fin da ora, l’Italia è altra cosa. L’Italia è un paese di quaranta milioni di abitanti che nè quei cento commessi viaggiatori della democrazia universale, nè i cinquecento deputati della democrazia nazionale, hanno la capacità di comprendere e rappresentare. E quei quaranta milioni di abitanti formano un popolo di molta più severa disciplina e molta più tenace e profonda virtù di quel che spesso, la leggerezza e la fatuità dei suoi governanti possano far sospettare : disciplina e virtù di cui danno mirabile esempio, dopo tanti secoli di dura attesa, i fratelli di Trento e Trieste e di tutta l’opposta riva adriatica, fieri e saldi nella loro italianità oggi come ai tempi di Venezia e di Roma : materia aurea della nostra storia, su cui la stirpe ha impresso, per differenziarli da tutti i barbari circostanti, il suo divino segno indistruttibile. E credono dunque gli Alleati di ieri, e noi vorremmo anche di domani, di potere così allegramente scherzare con questo popolo di quaranta milioni di vecchie anime e vecchie menti latine, e ora che il pericolo è passato mostrare di poterne fare a meno e di sacrificarne i diritti e le speranze ai capricci dei loro graziosi ideologi combinati con gli interessi dei nostri più rozzi ed obliqui nemici? Si informi il Governo francese, da sè, se il Governo italiano nel suo pastorale sentimento non ha creduto di informarlo, di quel che accade in certe torpediniere che vengono da Corfù a Spalato e a Zara — 199 —