UN ANNO DOPO. L’Austria non si risolve ad attaccarci che un anno dopo la nostra dichiarazione di guerra. Sulla difensiva per trecentosessantaquattro giorni, essa non passa all’offensiva che alla vigilia della commemorazione. Saremmo ingiusti se non riconoscessimo in questo ritardo un omaggio al nostro valore. La secolare nemica, prima di scendere in campo, ha voluto ben ripulire la sua armatura e meglio affilare le sue armi. Si è preparata, e ci ha lasciato il tempo per prepararci. E per dare il suo vero significato alla lotta, ci ha mandato alla testa dei suoi eserciti più agguerriti l’E-rede della Corona imperiale, il successore nel grado dell’arciduca caduto a Seraievo. Da un Arciduca all’altro! L’Austria mette sempre i suoi Eredi, come insegne, sui confini delle sue più fiere ambizioni, sui Balcani come sulle Alpi. L’una insegna cadde sui Balcani, nel sangue di un attentato. L’altra noi vogliamo soltanto che sulle nostre Alpi si ripieghi, nella sconfitta. Ripassivi VAlpe e tornerem fratelli. Ma li ripassino! È il comando della nostra legge storica, che è anche la nostra legge morale. - 48 -