che l’apprenda il nuovo governo, turba e rattrista gli italiani, molto più, oso affermare, che non la stessa offesa degli austriaci nel Trentino. L’offesa degli Austriaci si vede e si combatte. Ma l’assenza, come il nulla, è fuori della logica e fuori del sentimento della guerra. Si poteva comprendere — per conto mio non l’ho mai compresa nè giustificata nè ammessa — una politica italiana d’astensione verso la Grecia, prima che l’Intesa si decidesse a passare dal campo dell’idea al campo dell’azione. Bisognava forse non creare imbarazzi alle spalle all’esercito di Sarrail in preparazione a Salonicco; e il diavolo nero dell’Italia avrebbe potuto eccitare più che placare le eumenidi dell’Epiro. Ma oggi che l’Intesa è risoluta all'azione, non vi possono più essere riguardi, nè delicatezze, nè preoccupazioni, a freno dell’Italia. Oggi l’Italia deve ripigliare il suo posto fra le potenze dell’Intesa non solo nell’azione contro la Grecia ma in tutta la politica balcanica, e guadagnare il tempo perduto. Il tempo, soltanto?