Ce ne ha arrecato, e grandissimo, e gravissimo. Prima di tutto, soprendendo la buona fede di pubblicisti e uomini politici italiani, più facili alle suggestioni e alle illusioni che non alla critica degli uomini e delle idee, ha creato una vera e propria secessione nel campo deH’opinione, che, se pure piccola in se stessa, è apparsa abbastanza importante all’estero per il nome delle persone e la partecipazione di queste persone alla politica della guerra nazionale. Facendosi forte di questa secessione, egli, con la complicità dei nostri palesi o larvati nemici, ha potuto creare e accreditare all’estero la leggenda del nostro imperialismo, e svalutare con questa leggenda la portata delle nostre aspirazioni nazionali e la legittimità delle conquiste e dei risultati della nostra guerra. Preoccupando, infine, il pensiero dei Delegati dell’Intesa alla Conferenza con la leggenda del nostro imperialismo e con la discordia degli italiani sul problema iniziale dei confini e delle rivendicazioni, ha reso più faticosa e penosa l’opera dei nostri Delegati, distraendola in una polemica, che doveva far perdere tempo e attività, come in realtà è riuscita a far perdere, nell’opera di persuasione e di confutazione, a scapito della rapida azione, e della più rapida esecuzione. E infine ha reso possibile, nel contrasto, l’orieptazione e la polarizzazione dei propositi e degli spropositi, degli interessi o anche dei sospetti ostili all’Italia e agli italiani. Purtroppo, il Trumbic vinse la sua prima battaglia in Italia, non all’estero. E il punto di partenza della sua fortuna all’estero non fu la sua propaganda, ma la discordia lasciata in Italia, e la sapiente utilizzazione di questa discordia, di cui si vedono chiare ed evidenti le tracce nel Memorandum. Più che per le frottole sull’esercito e sulla marina italiana, questo Memorandum ha la sua importanza per la coincidenza che rivela tra gli argomenti politici del suo autore e gli spunti polemici dei fautori del Patto di Roma in Italia. — 268 —