Pensate, se un Commissario italiano avesse rivolto un proclama simile ai croati che fino a ieri hanno insultato, ferito, ucciso, i nostri connazionali di Zara, di Sebenico, di Spalato e Fiume, in odio all’Italia — che cosa sarebbe avvenuto? e quanti anfizioni non si sarebbero già raccolti, da tutte le parti d’Europa, per elevare l’atto di accusa? Egli è che la Francia attraverso il dolore e l’orrore della guerra germanica, ha acquistato finalmente il senso profondo della realtà e della necessità, che le vaghe ideologie del passato le avevano fatto perdere, facendole anche correre il rischio di perdersi per sempre. Ed oggi non crede altrimenti di evitare le guerre nell’avvenire, che con l’assicurarsi un ferreo confine, non importa se non tutto battuto sull’incudine dei puri principi, e provvedere alla sua ricostruzione interna con una severa disciplina di leggi che non permettano più le pacifiche invasioni nemiche degli ultimi quarant’anni, che alla vigilia della guerra e durante la guerra fecero trovare il sottosuolo minato dalla corruzione e dal tradimento. Chi può rimproverare oggi alla Francia dilaniata se, nella vittoria, agisce per crearsi nuove condizioni di sicurezza, materiali e morali, che impediscano futuri disastri, prossimi o remoti, al suo territorio e alle sue generazioni? Ma io vedo, purtroppo, con terrore, che quelle vaghe ideologie che negli ultimi quarant’anni tolsero le difese — tutte le difese — alla Francia, esulano in Italia, e tentano in Italia loro nuove esperienze e loro nuove sciagure. Io vedo tutti, in Italia, preoccupati di se stessi: vedo tutti intenti a tagliarsi nella stoffa della vittoria una coccarda per le loro vanità, o una bandierina per le loro elezioni : vedo tutti correre dietro alle farfalle, per mostrare alle inglesine e alle americane acquattate sotto l’arco di Tito le loro belle mani vagabonde; ma nessuno vedo che si occupi dell’Italia, - 204 -