eguale animo ed uguale forza nella lotta. Vi è pur sempre nella spada, come nella mente degli Alleati, un pregiudizio o un’idea, che nella fusione ne inficia la tempra, e la rende fragile e non resistibile agli urti. Così fu nelle trattative anteriori alla spedizione austro-bulgara-tedesca contro la Serbia; così è stato nelle trattative con la Grecia; così, infine, è in questa campagna della Romania. Nei più difficili momenti è mancato sempre, negli Alleati, oltre al resto, il senso di relazione : quel tal senso che serve ad accostare il pensiero alla realtà, e a contemperare il particolare interesse degli uni con quello degli altri. Nella marcia traverso i Balcani, è fatale che gli Alleati si chiudano sempre tutte le vie, e inchiodino l’ora sugli orologi di tutte le stazioni. Perdono, così, la nozione del tempo e dello spazio — e perdono, di solito, anche una campagna, e, ch’è peggio, insieme, un anno di guerra. Che non è l’anno di Fabio. Dopo l’esperienza della sconfitta serba, gli Alleati avrebbero dovuto mutar sistema, e calcolare almeno con una maggiore oculatezza gli elementi politici e bellici della nuova lotta nei Balcani. Invece, hanno sciupato malinconicamente un anno nelle trattative con la Grecia, e non hanno cominciato a mostrarsi severi coi governi di re Costantino, che dopo che questi hanno ceduto, volta a volta, tutti i forti di confine alla Bulgaria, e con i forti i cannoni, le munizioni, le vettovaglie, e perfino i cavallini da soma! E non hanno minacciato l’azione contro la Bulgaria che, dopo che questa ebbe allargato il suo territorio fino alle posizioni greche fortificate, ed ebbe messo un blindato hinterland. di difesa tra il suo campo e quello di Sarrail. E, intanto, mentre, per le sopravvenienti difficoltà, l’esercito di Salonicco rimaneva più che mai asserragliato nelle sue trincee, la Romania, che pareva avesse atteso la più sfavorevole condizione per compiere il suo gesto, si gittava nella mischia, non solo senza l’aiuto