vigio all’umanità, eccitando i patrioti dei paesi — ora si direbbe degli imperi — centrali, a insorgere contro i tiranni. Ma chi oggi, dalle più dolenti case alle più perigliose nostre trincee, accorda un qualche credito alla generosità delle loro intenzioni? Anche il più ingenuo fra i nostri neutralisti, il più immemore fra i nostri pacifisti, sa e ricorda le fiere dottrine, le dottrine che vengono dalle stesse viscere della storia della gente di Germania e d’Austria. « Se ogni atto di violenza — dice uno dei primi Santi Padri della Scienza di guerra germanica, il vecchio Clausewitz — è un atto di buona guerra, bisogna aggiungere che esso va completato con un atto di astuzia e di ipocrisia. Quando la lotta è impegnata contro una coalizione, bisogna cercare i mezzi per separare i nostri avversari, e separati annientarli successivamente, paralizzando gli uni con la paura, abbattendo gli altri con la forza. » Abilità e violenza. Mezzi morali e mezzi materiali. Cose, in fondo, non ignote a tutto il resto dell’umanità, e quindi neppure straordinarie e sorprendenti. Straordinario e sorprendente è soltanto questo : che un uomo di esperienza come lei, conte Liitzow, creda che esse debbano produrre un grande effetto sull’ animo dei nemici, poiché ha l’ingenuità di confessare che questa volta non si potrà negare che le proposte di pace non siano « un’abile mossa degli imperi centrali, un’abile mossa della quale si vedranno gli effetti nell’ avvenire ». Ah, dunque, di un’abile mossa, e non d’altro che di un’abile mossa si tratta? Ex ore tuo, ecco: la generosità della Germania, la cavalleria dell’Austria, l’umanità della Bulgaria, la pietà della Turchia, non sono tutte insieme che uvìabile mossa per disseminare i germi della discordia e della divisione come si disseminano coi confettini i germi della peste e del colera dagli aeroplani. E forse perchè ha creduto noi non fossimo abbastanza intelligenti per comprendere - 91 -