I PREGIUDIZI SULL’AUSTRIA. È una delle più grandi malinconie dell’animale politico pensare o imaginare che l’idea, con l’iniziale maiuscola o con la minuscola, secondo il vario grado d’imbecillità di chi le fa credito, governi il mondo. La verità, invece, è un’altra: che l’idea, come l’amore, per diventare una forza attiva, ha bisogno di corrompersi, di putrefarsi, di essere un veleno : l’anguilla finché è viva, vi sfugge di mano : ma il suo siero, dopo la sua putrefazione, vi uccide, vi fissa nella morte, senza lasciare nè mostrar traccia dell’opera sua. Se l’idea non è passata e oltrepassata, se non perde la sua purità, la sua verginità, la sua vita, se non diventa, insomma, un pregiudizio, e non agisce che nei sottostrati dell’incoscienza, non ha valore politico, nè valore sociale. Applicate all’Austria. Se vi fu mai una guerra, nella quale l’idea (se volete insignirla dell’iniziale maiuscola, non perdete l’occasione) potesse e dovesse suonare i tamburi di San-terre per soffocare la voce dell’Austria sul palco, questa la guerra presente : la guerra delle nazioni, anzi, più idealmente o astrattamente parlando, la guerra per il principio di nazionalità : la guerra delle democrazie, anzi, più idealmente o astrattamente parlando, la guerra del principio democratico contro il militarismo e l’autoritarismo consociati. Eppure, proprio in questa guerra, e proprio nei paesi più democratici, che questa guerra — 145 —