GLI ATTEGGIAMENTI. Senza essere eccessivamente pessimisti — basta alle volte essere semplicemente loìci per trarre conclusioni da premesse — si può fin da ora prevedere, o concludere, che il Congresso di Parigi difficilmente arriverà a una soluzione definitiva e permanente delle questioni che si avvicendano sul suo tappeto verde. Vi è una tal differenza negli spiriti, e, peggio, una tal diversità di concezione e di giudizio sulla natura e l’importanza degli elementi politici e degli interessi materiali in contrasto, che nessun sforzo di scienza o di volontà potrà riuscire, a me pare, a trovare formule ed escogitare provvedimenti che abbiano altro carattere fuor di quello della fretta e della provvisorietà. Il mondo, insomma, non si riforma o trasforma, per mezzo di una Carta costituzionale o diplomatica, in seguito a una discussione di giuristi, o di uomini di Stato, di idee e di paesi diversi, costretti dagli avvenimenti a subire la legge che uno di essi detta, e alla quale tanto volentieri si mostrerebbero contrari e ribelli se liberamente dovessero agire o spontaneamente pronunciarsi e decidere. Si intuisce, si capisce, si avverte nella Conferenza di Parigi una pressione e compressione atmosferica, che invano il mercurio, nelle vene dei barometri umani si esime dal misurare e invano i — 334 —