senza discrezione, senza discernimento, senza pratica di affari e senza sospetto del vivere civile, per creare un Memorandum simile a quello che egli ha creato o per divulgarlo con la speranza che potesse essere accolto o per lo meno preso in considerazione, non dico dalle Potenze, ma dalle persone più pervicacemente ostili alla causa italiana. Quel Memorandum è il segno e la prova non solo della inferiorità del suo autore, ma della inferiorità e della incapacità a risollevarsi a probità politica della gente balcanica che va sotto il nome di croata e di slovena. Imaginare che un pugno di frottole sconnesse possa sostituire i fatti incontestabili che si svolgono alla luce del sole, nei campi di battaglia e sul mare : imaginare che un esposto, una denuncia, una lettera anonima — e quale altro valore avrebbe potuto avere quel Memorandum fra le Potenze dell’Intesa, se non il valore di uno di questi mezzi di cui si servono i confidenti di questura per iniziare o legittimare un’azione contro le persone invise — possa distruggere un patto, un trattato, un’alleanza, saldati nel sangue e per la storia : imaginare che il suggerimento e il consiglio dati da un primo venuto, la promessa e l’offerta largite sulla carta da un irresponsabile, le previsioni e le ipotesi messe innanzi da un incompetente senza funzione e senza autorità, possano aver la forza di indurre altri in tentazione o in errore : imaginare queste cose insieme, significa qualificarsi. E l’autore del Memorandum si qualifica, infatti, qual è : un arnese di polizia austriaca : di quella polizia austriaca che come ieri imbastiva i rapporti e creava i processi contro i cittadini italiani, così oggi imbastisce i rapporti e crea i processi contro lo Stato italiano e contro l’esercito e la marina italiana in blocco. Servo o no dell’Austria, il croato è sempre lo stesso. Ma si può dire che, non ostante la bassezza e la volgarità della sua opera, il signor Trumbic non ci abbia arrecato danno? — 267 —