DOPO L’INTERVISTA DELL’ON. BISSOLATI. Si farebbe offesa all’ on. Bissolati, se si lasciasse passare senza discussione la sua intervista sulle sue dimissioni da Ministro. Non può far sorpresa che l’intervista ci ritorni dall’Inghilterra. L’Inghilterra, è vero, è il paese classico del costituzionalismo : un paese, cioè, che difficilmente comprenderebbe e tanto meno consentirebbe che un Ministro desse all’estero le ragioni delle sue dimissioni, che sotto nessuna forma e per nessuna via avesse prima dato al Parlamento o ai suoi elettori; ma, oltre che il paese classico del costituzionalismo, l’Inghilterra è anche una delle due più grandi potenze dell’Intesa (l’Italia, si sa, non conta), e l’onorevole Bissolati ha ben dichiarato, a Parigi, in una delle scorse stagioni dell’alleanza, che egli era non so più se un soldato o un ministro dell’ Intesa. Inutile dunque elevare una questione pregiudiziale di forma parlamentare. Passiamo, senz’altro, al contenuto dell’intervista. L’on. Bissolati ha portato nella politica estera italiana, sin da quando ha cominciato ad occuparsene, gli stessi criteri della lotta di classe, che sono nel fondo della dottrina e della sua mentalità socialista, e ha considerata sempre l’Italia come la grande proprietaria sfruttatrice, e gli altri paesi come gli innumerevoli proletari sfruttati dall’antica erede di Roma