I CAPITANI DELL’ANABASI E I MINISTRI DELL’INTESA. Dopo la morte di Ciro, dunque, il re dei Persiani mandò un ambasciatore al Comandante supremo degli eserciti greci, per chiedergli la resa delle armi. Clearco — tale il nome del Comandante supremo — riunì a consiglio i capitani e li mise in comunicazione con l’ambasciatore e col suo dilemma : Le armi o la guerra. E poiché i capitani greci erano tutti eccellenti parlatori, non durarono fatica a confondere coi loro ragionamenti l’ambasciatore dei Persiani. — Perchè il Re ci richiede le armi? Per incorporarci nel suo esercito? Ma inermi come potremmo combattere per lui? Ovvero per poterci più facilmente massacrare? Ma come prestarci a un tal giuoco, e privarci del solo mezzo che abbiamo, per respingere l’aggressione? Nell’un caso o nell’altro noi non potremmo cedere le nostre armi, che sono la ragione della nostra esistenza, o che dobbiamo con esse combattere per lui, o che dobbiamo combattere per noi. E il ragionamento confuse l’ambasciatore dei Persiani : il quale chiese tempo per riferire. Ma tra quei capitani greci e quell’ambasciatore non fu, allora, prospettato l’altro caso che è oggi prospettato, a quel che pare, tra re Costantino e il suo Sku-ludis e gli ambasciatori dell’Intesa. — Combattere con lui, o combattere per noi — erano due casi abbastanza — 61 —