di quell’Europa della quale noi fummo in passato (sotto l’Antico Regime) gli agitatori e il flagello. » E l’opinione di Lobjoy? Non dissimile da quella di Doumouriez. Il secreto diplomatico? Ma bisogna finirla con questo j dogma misterioso * affermato dai ministri dell’Antico Regime. « Il Comitato diplomatico (formato di membri dell’Assemblea) deve essere il sorvegliante del Ministro degli Esteri, che ne sveli le perfidie e ne commenti o smentisca le asserzioni. E non sarà un potere passivo o speculativo, ma attivo e pratico. E spierà les rouages et le jeu de la machine. Del resto, il secreto di Stato non esisterà più. E la nostra diplomazia sarà una diplomazia per eccellenza sincera, e aperta a tutti, amici e nemici. » Beato lui! E più agli amici della pubblica via. Perchè, se è vero che il Ministero degli Esteri fu rapidamente organizzato sulla base di questi principii, non è men vero che i ruoli non furono semplificati. Da quarantuno che erano gli impiegati nel 1789, salirono a ottantaquattro nel ’93. E si può imaginare che bazza, per tutti gli amici di Doumouriez, divenuto Ministro degli esteri, e di Lobjoy. Il nuovo personale contava ex-impiegati municipali, ex-agenti teatrali, ex-sorveglianti di porto, ex-scrivani di notari, e non mancava qualche sarto — tutti buoni ■patrioti e cittadini integerrimi. Ma è inutile insistere in questa parte aneddotica della storia che non ha importanza nella presente discussione. Non è dunque un miraeoi novo questo che ci viene dalla Russia, e che è accolto con tanta festa anche fra noi, della diplomazia pubblica, della diplomazia del popolo, della diplomazia senza secreto diplomatico, della diplomazia senza trattati, o a trattati scoperti. È, invece, il vecchio miracolo di una vecchia fata alla quale gli spiriti dotati di qualche senso critico non dovrebbero più reggere la coda.