Vienna. La Francia e l’Italia non avrebbero potuto, senza disonorarsi ripetere in condizioni tanto diverse, l’errore di una volta — mostando, così anche, ai barbari di tutte le orde che il latin sangzte gentile nemmeno in guerra è capace di tenere unite le genti che dicono di averne gonfie le vene — e riaprire la storia delle vecchie diffidenze, dei vecchi sospetti e delle vecchie contese al comun danno e a favore dei comuni nemici ed aggressori. Fare l’esperienza della fratellanza nella pace : ecco un programma nuovo ed originale che dovrebbe eccitare la curiosità intellettuale e la virtuosità estetica dei due illustri paesi di qua e di là delle Alpi. Ma sarà possibile una tale esperienza ? In Europa non sono ormai chiari ed evidenti — anche, è sperabile, ai più monomaniaci livellatori dell’etnografia — che due fermenti di guerra : il fermento tedesco e il fermento jugoslavo : il fermento renano e il fermento balcanico. Comunque vogliate riformare la carta geografica, con qualsiasi idea e principio vogliate ricostruire gli Stati, voi troverete sempre nel fondo del vaso europeo quei due fermenti, sempre pronti ad agire per loro natura, a intorbidir l’acqua e ammorbare l’atmosfera e non dar mai pace alle genti che hanno la lieta sorte di vivere intorno al raggio di infezione. Quale maggiore vanità della Serbia? Quella di parere la Prussia dei Balcani. La Prussia : per sottomettere, assorbire, annullare i popoli circostanti, e non dar riposo a quelli più lontani. Con la scusa, an-ch’essa prussiana, di soffocare nella cerchia delle native selve e montagne, e di aver bisogno del mare altrui, per potersi svolgere e riprodurre. Il mare altrui — l’infinito. Se il direttore del Times, il quale pare abbia l’ambizione di tagliarsi nella Jugoslavia quell’impero che un ex Lebaudy (il fratello del petit sucrier) si era proposto di tagliarsi nel Sahara, volgesse un po’ più la memoria sulle cause e le origini della guerra europea, — 276 —