protervi nemici esterni di ogni nostro giusto diritto e di ogni nostra giusta rivendicazione, mutando perfino nome alle cose e contenuto alle definizioni, hanno chiamato a vicenda militarismo e imperialismo ogni rettifica di confine da noi proposta e richiesta per la nostra più sicura difesa liminare, e ogni sforzo tendente a raggruppare attorno all’antico ceppo tutte le genti deH’Àdriatico di sangue, di mente, di coscienza, di volontà italiane. E tanto han detto e fatto, in questi ultimi tempi specialmente, che sono alfine riusciti a dare alla favola la consistenza della verità. Ond’è che l’Italia è costretta ancora oggi alla doppia fatica, di combattere e distruggere non solo le insidie e le ostilità, occulte e palesi, dei molti nemici che la cingono intorno più dei suoi monti stessi e dei suoi mari, ma insieme le fisime dei suoi incoli. Essa non è nuova, del resto, a questa doppia fatica, che forma il pathos della sua dolente storia nei secoli. Non è dunque un atto di omaggio formale al Presidente degli Stati Uniti quello compiuto dall’on. Orlando col suo discorso sulla Società delle Nazioni, ma è l’espressione autentica dello spirito italiano, che si muove nel diritto e attraverso il diritto tende all’equilibrio delle forze umane e delle forze sociali. Come quattro anni addietro, dopo la dichiarazione di guerra della Germania alla Francia, lo spirito italiano, che senti l’offesa al diritto, recalcitrò e si staccò dall’antica alleanza; così, oggi, a guerra finita, per impedire nuove e non meno gravi offese al diritto nel presente e nell’avvenire, lo spirito italiano si mette risoluta-mente, e sinceramente, non per vana parata, dalla parte di Wilson. Ma avrà fortuna la Società delle Nazioni? Questo è un problema che non dipende dalla volontà degli uomini, e specialmente dalla volontà del suo autore e dei suoi cooperatori, ma dipende, sopratutto, dall’assetto politico e territoriale che il Con- *— 3gQ ■«-