isole dell’Egeo, che rappresentano il pegno di patti e di indennità non mai saldati dalla Turchia dopo la guerra di Libia,-o affidare al bastone croato le carni delle genti di Dalmazia che sono carni di Venezia e di Roma. L’on. Bissolati propone il baratto delle isole dell’Egeo con le miniere di Eraclea. Ma l’on. Tit-toni, nel suo molto saggio ed accorto discorso al Senato, di quelle miniere parlava soltanto come di compenso all'Italia in Oriente, in linea con le altre potenze delPIntesa, per i sacrifizi che l’Italia ha fatto per tutti e con tutti gli alleati nella guerra europea. Ma nascono forse diritti allTtalia nell’Oriente, dalla guerra europea ? Alle altre potenze dell’Intesa, sì, certo. All’Italia, no, per nessuna ragione. All’Italia basti l’onore, di avere combattuto per far più grande la Francia, più potente l’Inghilterra, più audace anche la Jugoslavia. Oh, sì, mandiamone notizia ai nostri morti, che forse non sanno ancora che dormono innanzi tempo sotto terra, per tutte queste belle cose sino al loro ultimo giorno tenute loro nascoste. Poveri, poveri morti d’Italia! Ma non da compiangere, tuttavia, sono i morti più dei superstiti. Mentre, altrove la fine della guerra segna anche la fine degli errori degli uomini di governo e la concordia dell’opinione pubblica e del pubblico sentimento sui problemi della pace, nel fine unico di mettere il più possibile in valore i sacrifizi compiuti e creare il più possibile sicure le assise dell’avvenire; noi, come se il sangue sino a ieri sparso non fosse che acqua e la ricchezza gittata nel fuoco non fosse che il compendio di un furto, seguitiamo peggio di prima a dividerci e combatterci tra noi, nel governo, nella stampa, e domani fors’anco nella via, sempre a danno degli interessi d’Italia, sempre nel nome e per conto dei nemici d’Italia, che per noi rappresentano e raffigurano l’ultimo modello dell’ideale. Francofili, o germanofili fino alla vigilia della guerra, oggi che la Germania è scom- — 214 —