mania — ha istituito a Ginevra un ufficio di propa ganda per la sua pace, a tutto adescamento dei Francesi e degli Inglesi. Ha distaccato da Vienna uno dei più avveduti suoi funzionari — che al ministero degli Esteri si è sempre occupato della stampa dell’impero — e lo ha creato console per l’occasione : gli ha messo a lato un vero console di carriera, e attorno un finanziere israelita, un prelato cristiano, un socialista internazionale (alla fine il buon Dio riconoscerà i suoi) per il lavoro di penetrazione in tutti i sensi nell’animo dei nemici vicini e lontani; e, poiché la tradizione di Mettermeli non decade mai in Austria, e Metternich ha insegnato l’arte di servirsi della donna nella diplomazia,, lo ha autorizzato a reggimentare tutte le vecchie co-cottes, più o meno amiche di cì-dèvant granduchi russi e di farle manovrare attorno agli ex-esuli (il mondo gira) più o meno anarchici della Santa Russia e agli emissari più o meno accreditati delle altre potenze d’Europa più o meno direttamente prese di mira. E l’Austria di Ginevra compie, nell’interesse di Vienna e di Berlino, la sua efficace opera con non minor zelo che l’Austria del Carso e l’Austria della Galizia. Se il Congresso di Vienna del 1815 fu detto il Congresso dei pots-de viti, si può immaginare, dopo un secolo di esperienza, quanto il ruffianesimo internazionale avrà da fare e da guadagnare in vista di un futuro Congresso — che dovrà avere nel suo grembo nientemeno che il pondo di due nuovi mondi! Sarà eccessivo pretendere che, oggi, l’opinione dei nostri alleati si fissi su queste due verità di assoluta evidenza : l’una, che l’Austria è, in tutto e per tutto, qualunque maschera assuma, lo stesso volto della Germania; l’altra, che non si può pensare di mantenere in efficienza politica e territoriale l’Austria senza pensare di raddoppiare nello stesso tempo e nella stessa misura l’efficienza politica e territoriale della Germania? Ima-ginare di potere scindere l’Austria dalla Germania sa-