tutto questo, lei, conte Liitzow, si è affrettato a darcene l’interpretazione autentica? Falsa manovra, signor conte, che fa uscire dal binario e precipitare con ingombro lungo la via. Se volete veramente essere utili a voi stessi, voi, imperi centrali, non dovete uscire dalla vostra linea, non dovete neppur toccare le linee altrui. I principii umanitari, i sentimenti pietosi e pietisti, gli atti generosi e cavallereschi, sono melanconie che bisogna lasciare agli imbecilli dell’Intesa. « Il più grande onore dei Tedeschi è di non appartenere alla turba dei popoli pacifici e pacifisti — dice Harden — è di non professare altra religione che la religione della forza... La Germania non combatte e non vuole combattere per la libertà degli altri popoli. Essa combatte semplicemente per il suo diritto, cioè per il suo dominio sugli aitri popoli, che sono a lei inferiori. » — Ecco, la vera linea tedesca. Ed ecco, un vero linguaggio tedesco. Un lin guaggio, aggiungo per mio conto, anche onesto : perchè risponde al sentimento e alla dottrina, e corrisponde all’azione dello Stato e del popolo dell’impero. Ma il linguaggio della pace, no : quello è falso o falsetto, e non convince e non esalta nessuno. Se ci fosse mai stato bisogno di una testimonianza, noi ringrazieremmo lei, signor conte, di averci fornita gratuitamente la sua, preziosa. Preziosa anche, per un’altra ragione, che più direttamente si riferisce all’Austria, il diletto Stato che lei rappresentò una volta presso noi, e sempre serve. Ma dove e quando mai l’Austria fece uso dei principii o degli istituti della libertà, altro che per fini tristi ed obliqui? Il diamante ridiventa carbone nelle sue mani. Del suffragio universale essa si servì per dividere le classi sociali e creare all’interno vari focolari di guerra civile, che distogliessero le varie nazionalità dalla lotta contro l’impero. E così oggi vor-