Reichstag e non più del partito di Corte, come amico di Gerard, l’antico ambasciatore degli Stati Uniti a Berlino, non come amico di Guglielmo II o del figlio. E ancora — ancora! — tutte le vecchie teorie pazzesche, le vecchie aberranti teorie destinate ad acuire gli istinti ferini della razza nella guerra con l’esaltazione e la legittimazione dell’atto di forza sull’idea del diritto, cadute a un tratto, come per incanto, nella sconfitta, e su tanto orrore, come nella scenografia d’un ballo, risorto nel discorso del novissimo Cancelliere, il vecchio filosofo di Königsberg, Emmanuele Kant, con la sua Ragion pura e la sua teorica della libertà umana. Ricordate? I cittadini di Königsberg regolavano il loro orologio sulla passeggiata di Kant. Quando Kant usciva di casa, era il mezzogiorno. Anche oggi Kant, uscendo di casa, segna l’ora ai Tedeschi. L’ora della sconfitta. Tuttavia, è così grave e terribile l’esperienza della mala fede che, nonostante la prima domanda d’armistizio, nonostante il nome di Kant sotto la cui egida quella domanda fu presentata, nonostante infine la risposta odierna a Wilson, la risposta ufficiale che dichiara non più di discutere ma di accettare i 14 punti del discorso di Wilson, la stampa dei paesi alleati, che riflette tutte le gradazioni dell’opinione e tutti i partiti dei parlamenti, non si mostra nè tranquilla nè sicura della condotta del nuovo governo, sospetta la suprema insidia politica e militare in questo rapido, troppo rapido mutamento di forme per indicare e accreditare un sostanziale mutamento di idee, e nella improvvisa dedizione trova piuttosto una ragione per diffidare e temere, più che per confidare e sperare. Certo, il suggerimento della Commissione mista per trattare le condizioni dello sgombro per l’armistizio, non è il suggerimento di una gente che si voglia dichiarare vinta, e può invece rivelare la tendenza a rompere le acque e con le acque la tensione degli eser- — 169 —