quale sono tutti fuori, alla Camera — è il miglior servigio che si possa rendere al paese, e il miglior omaggio che si possa anche rendere ai soldati che sanguinano in campo, e che combattono bene e valorosamente solo perchè combattono, nella loro qualità di massa elementare, italiani per l’Italia, non animali politici per la loro parte, la loro fazione o la loro ambizione personale del presente, e, peggio, dell’avvenire. Sia detto : chiunque tenti di preparare a sè e ai suoi, attraverso la guerra, l’avvenire elettorale è colpevole di alto tradimento verso l’esercito che si batte per la patria, verso la patria che domanda le sue difese non le difese delle sorti di questa o quell’ambizione, di questo o quel partito ! Oggi si deve amare e servire l’Italia per l’Italia, e chi non si sente la forza di far questo, dimetta la sua anima dal governo, e pensi ad altro, o si esilii. Oggi l’Italia è fine a se stessa, e non più un mezzo per la fortuna dei politicanti. E fine a se stessa dev’essere anche la guerra, non un mezzo per la resurrezione della vecchia Destra o della vecchia Sinistra. La guerra, che impegna tutte le forze della nazione, non può essere condotta in vista di un qualsiasi intento di politica interna e parlamentare. A queste piccole cose penserà a suo tempo il corpo elettorale. Ma l’esercito non ha e non può aver nulla di comune col corpo elettorale. Formate, dunque, un Governo di guerra, per la vittoria e andate innanzi, come i cavalieri del buon tempo antico, per l’onore delle nostre torri e delle nostre castella, dei nostri monti e del nostro mare. I più forti, i più puri, i più nobili, all’opera! Chi avrà meglio guardata la marca sarà alfine Marchese. E chi meglio avrà condotto il paese alla vittoria sarà il Duca. II potere in Italia oggi si conquista sullo scudo della vittoria. — 60 —