LA BULGARIA DI BÙLOW E RIZOV. Noi vedemmo nascere, qui, dentro le mura di Roma, la tragedia che oggi, dopo tanto sangue sparso e tanta ferocia consumata, ha il suo fatale epilogo nell’armistizio di Salonicco e nel relativo disarmo della Bulgaria. Era allora console Biilow, e la Germania, vittoriosa sulle due fronti, offriva regni e dottrine a chi volesse seguirla e aiutarla a conquistare al più presto i mercati del mondo. All’Italia, Malta, Tripoli, Gi-buti, Nizza e la Savoia; alla Turchia, l’Egitto e l’Arabia ribelle, e tutto il perduto impero della costa africana mediterranea; alla Grecia, l’Adriatico inferiore e l’Albania da una parte, e l’Egeo e l’Asia minore dall’altra; alla Bulgaria, la Macedonia, la Do-brugia, il Mar Nero. Comandare e servire! Rizov, il macedone, il buon Rizov che portava nell’occhio tartarico e sul labbro inesauribile il rancore del 1913, apri le mani e le speranze alle offerte di Biilow, e fu servito. Povero Rizov ! Egli è morto, pochi mesi addietro, nella Mecca di Berlino, lasciando alla terra le 40 Tavole colorate del suo Album della Grande Bulgaria, con prefazione in dodici lingue, ma non il compiuto destino e il sicuro confine; peggio ancora, lasciando la Bulgaria scissa per sempre dalla Germania, e la Germania incapace di rifare la via, e le alleanze perdute! Il sogno fiorito nella Villa delle Rose è durato — \<>2 —