fin da ora dire che questo Stato non avrà sulla civiltà europea una decisiva influenza, come una decisiva influenza non avranno gli altri Stati derivanti dalla vecchia compagnie dell’impero austriaco se e in quanto potranno arrivare a organizzarsi ed entrare nelle vie delle pacifiche relazioni tra loro. Ma della Germania, quale che sia il suo futuro assetto e la sua futura struttura, non si può dire lo stesso. Sotto forma di repubblica o di impero, la gente germanica è sempre una delle più forti e resistenti d’Europa : una gente che la sconfitta può un momento sconvolgere e abbattere, ma non può mutarne la natura, che è essenzialmente attiva e fattiva, e nella scienza e nel lavoro trova sempre nuovi modi e nuovi mezzi per rinnovarsi e riaffermarsi. In questo senso io dico che il risultato vero e proprio della guerra è la trasformazione politica del regime germanico, che può valere, per la civiltà europea, quanto e più della trasformazione politica del regime francese nella grande Rivoluzione, politicamente e socialmente. Perchè, insomma, la Grande Rivoluzione, con la distruzione della feudalità, agì anche socialmente, oltre che politicamente, sulla vita europea, creando la possibilità di una nuova dotazione nella classe borghese, fino allora povera di terra come di potere. E oggi altre classi si avvicendano, alla vecchia ribalta della storia, tentando di portare esse l’elmo e la spada che una volta reggevano o ancora reggono ai personaggi di prima fila e di prima categoria. Questi movimenti reazionari di Germania dunque, o monarchici o spartachiani, contro il nuovo governo, varranno a turbare la cronaca, se questa modesta ancella soffra anch’essa di nevrastenia, ma non ad offendere e discreditare il disordine delle cose, che rimarrà sempre lo stesso, attraverso tutte le forme delle guerre e delle rivoluzioni, che sono le forme politiche della vita e della vitalità della sostanza umana. Chi - S53 —