ALLA RICERCA DI NUOVE FRONTIERE. Non avevo finito di scrivere, quindici giorni addietro, l’articolo sulla pace austriaca, che il Comunicato Cadorna annunziava all’Italia l’avanzata dell’Arciduca ereditario nel Tirolo. Di istinto — che cosa è rimasto allo scrittore italiano di buona volontà, nel vuoto che il governo gli fa intorno, se non l’istinto? — io avevo sentito, alle lontane vibrazioni della stampa di Vienna e di Budapest, la tempesta che si addensava nell’aria e avevo subito avvertito : « Non cadete nella rete delle discussioni pacifiche! ». I duemila cannoni improvvisamente urlanti sulle creste del conteso confine hanno composto le ultime battute del mio articolo. Ora, mentre la battaglia continua a casa nostra, continuano anche i giornalisti tedeschi a parlare di pace, mentre i giornalisti austro-ungheresi continuano, per conto loro, a dichiarare lo scopo dell’avanzata nel Trentino, che è la ricerca di un nuovo confine che assicuri per sempre la Monarchia da ogni velleità di conquista italiana. E noi che cosa risponderemo? Lasciamo da parte per ora la letteratura pacifista dei tedeschi. Soltanto gli imbecilli — e i tedeschi devono credere che ve ne siano ancora nei due mondi se possono senza ridere sentire a parlare il signor Har-den di referendum fra le nazioni belligeranti sulla base della ragione e non sulla punta della spada, e — 53 —