UN PO’ DI DIFFIDENZA. Diffidenza, mi affretto subito ad aggiungere, di noi stessi, più che degli altri : diffidenza delle nostre idee, dei nostri sentimenti, delle nostre fantasie, delle nostre prodigalità. Mi sono accorto, nell’ attenta lettura di quella che si è convenuta chiamare la polemica per eccellenza, fra sonniniani ed antisonniniani, intorno la Jugoslavia, il Patto di Roma, il Patto di Londra, e cose più o meno simili, che noi siamo troppo sicuri e fidenti di noi stessi, e manchiamo di quel sale che è necessario al pane quotidiano della politica, perchè dia un certo sapore e una certa nutrizione agli spiriti. Naturalmente, non manchiamo di tante altre droghe, che, è convenuto, il mondo ci invidia. Strano, come le questioni nel bel paese si ripetano, di agosto in agosto, con costante monotonia, senza il benefizio della villeggiatura per le loro più innocenti argomentazioni. Questo è veramente il bel paese dell’eterna immobilità — o forse, dell’eterna giovinezza? — intellettuale. Due anni addietro, di questi tempi, noi eravamo qui a discutere, come discutiamo oggi, dello smembramento dell’Austria, che non è ancora avvenuto; e tre anni addietro discutevamo, appunto come oggi, della cessione, da parte nostra, della Dalmazia, che noi continuiamo a non possedere, alla Jugoslavia, che continua anch’essa da parte sua a non esistere. — 157 —