nemici d’Italia, sono sempre giustificati e difesi e protetti dai nostri amici o alleati e da molti fra i nostri stessi connazionali — per atto di amore verso l’Italia*. Come gli amanti gelosi, che uccidono, costoro non sanno altrimenti mostrare il loro affetto all’Italia che con l’arma spianata contro il suo petto. Io devo an cora scoprir l’amico d’Italia o l’italiano amante del proprio paese che abbia il capriccio, la fantasia, l’originalità di trovar dannoso all’Italia un principio o un atto o un fatto adottato o commesso o compiuto dai nostri nemici, o rivali. Quando si tratta dell’Italia, tutti diventano — tutti quelli che l’amano, s’intende — puritani, virginei, mistici, e tutti usano la bilancia dell’orafo per pesare i puri principi e la fiammante spada della legge per tagliare il nodo delle più semplici questioni. Oh, non si può dire davvero che l’Italia sia corrotta dell’amore dei suoi adoratori e dei suoi figli. E non è a disperare che una volta o l’altra, non venga fuori dagli archivi di Stato della vecchia Austria un qualche documento che dimostri come Conrad e il suo Arciduca non complottassero, dopo il terremoto calabro-siculo, la loro aggressione, in tempo d’alleanza, che per fare un piacere all’Italia. Sono così varie e sorprendenti le manifestazioni dell’amore! Quale è, in fondo, la ragione per la quale alcuni inglesi e francesi e altrettanti italiani hanno come suol dirsi, sposata la causa jugoslava, se non la tranquillità dell’Italia? E quale è la ragione per la quale essi vorrebbero, per lo meno, che l’Italia dividesse con la Jugoslavia in fectoris più che in fieri i frutti della sua vittoria, se non per la sua più vera sicurezza nell’avvenire? È certo un bel modo di assicurare la propria casa offrendone le chiavi ai ladri! Un bel modo per preparare la tranquillità della propria famiglia, mettendola a contatto con una compagnia di maniaci! È quindi da sperare che i ministri delle tre Potenze dell’Intesa riuniti a Londra abbiano adottato, nella — 195 —