imperiale. Ond’è che ha sempre intimato all’Italia di rendere — rendere — rendere, prò bono pacis, e per evitare possibili rivolgimenti e nel caso possibili irredentismi, tutte le terre che nella sua fantasia egli crede l’Italia indebitamente detenga. Nel periodo della neutralità, quando pretendeva che l’Italia si mettesse a capo della Lega Balcanica -— la Lega che avrebbe dovuta esser formata di tutti quei gatti che ben sapete ormai quanto si siano mostrati d’ accordo fra loro e quanto in tutti i momenti si siano mostrati deferenti verso di noi — egli proponeva che facesse lei, l’Italia, le spese per quella da nessuno invocata nè desiderata impresa; e largisse alla Grecia, alla quale non le aveva tolto, le isole dell’Egeo, e alla Serbia, che non aveva mai mostrato il proposito di aggregarsela, la Dalmazia, la quale era allora nelle mani dell’Austria. L’on. Bissolati è veramente il più puro degli ideologi — non certo Napoleone si sarebbe mai rivolto a lui per dargli una qualche responsabilità negli affari dello Stato — e tiene più alle sue ideologie, che al suo paese e a se stesso. Così, quel che non gli riuscì nel nome della Lega Balcanica, egli ritenta oggi nel nome della Lega o della Società delle Nazioni; e, Lega Balcanica o Società delle Nazioni, il fine massimo per lui è sempre uno : privare l’Italia delle Isole dell’Egeo e della Dalmazia; con in più, questa volta, la linea difensiva del Brennero, che i nostri generali credono indispensabile alla nostra difesa, ed egli no. Evidentemente, le isole dell’Egeo e la Dalmazia devono costituire due terribili incubi sugli spiriti dell’on. Bissolati, se, in ogni tempo e in ogni occasione, egli si agita per liberarsene, e, identificando sè nell’Italia, di liberarne anche l’Italia. Ma, sebbene gli italiani, non esclusi quelli della Dalmazia, vedrebbero con soddisfazione l’on. Bissolati in pace coi suoi spiriti, non credo che vedrebbero con eguale soddisfazione il governo del loro paese alienare o barattare senza ben ponderati compensi le — 213 —