fierezza nel patriottismo, serenità nel sacrifizio, furore nell’eroismo; ma, senza offesa, scemi nel senso del reale; onde la tendenza a considerare come esistenti i sogni ed i desideri, prima ancora che essi abbiano un qualche principio di incarnazione nella mente del nemico. Pericolosa manchevolezza, in guerra, in cui il primo ed elementare dovere è mantenere il contatto con la realtà, ch’è il nemico. Perdere il contatto con questa realtà può essere altrettanto fatale quanto al nobile cavaliere della Mancia fu fatale perdere il contatto con le mandrie e tenerlo soltanto coi personaggi dei romanzi di cavalleria. Leggevo, ieri, nei sunti della stampa estera, che YOb-server avverte i suoi lettori inglesi, è bene si persuadano che esiste una vera e propria questione austriaca che bisogna risolvere, ed esiste una vera e propria Austria, che bisogna abbattere per la pace d’Europa. E l’avvertimento non si può dire che non sia di attualità. Ma produrrà il suo effetto? L’Austria sornuota nel mare dell’opinione in Inghilterra e in Francia, per virtù di due bene arrotondate zucche : una, fianco Inghilterra, il ricordo della comune lotta contro Napoleone; l’altra, fianco Francia, l’aspirazione alla comune lotta contro la Germania. In un paese di tenace memoria, come l’Inghilterra, è difficile dissociare il nome dell’Austria da quello di Waterloo; e in un paese di facili illusioni come la Francia è ancora più difficile immaginare che un giorno o l’altro l’Austria non voglia pigliarsi la rivincita di Sa-dowa, come essa quella di Sédan. La retroattività del senso storico non è uno degli errori meno frequenti nella mente dei nostri alleati. E l’Austria, e per essa la Germania, la potenza realistica per eccellenza, specie nello sfruttamento delle debolezze delle menti civili, non lavora poco a sfruttare un tale errore. È noto, da qualche tempo, che l’Austria — ed è semplicemente ridicolo pensare senza l’accordo della Ger-