della Germania sarebbe stata anche la caduta dell’Italia. I nostri uomini di governo e i nostri alleati debbono provvedere a rompere il nesso del doppio presagio biilowiano. Mors tua, non dell’Italia. Perchè, insomma, se un nuovo ordine di cose uscirà, come inesorabilmente dovrà uscire, da questa grande guerra, e se realmente da tanto sacrifizio e tanto sangue dovrà derivare il trionfo della libertà e della civiltà, il simbolo e il segno del nuovo ordine e del trionfo dovrà essere l’Italia. La nuova Europa non esisterà realmente e sicuramente, se la nuova Italia non si troverà in situazione e condizioni diverse di quelle in cui si trovava alla vigilia della guerra. Solo un’ Italia forte e possente, solo un’ Italia in parità di grado e funzione con la Francia e l’Inghilterra nel continente e per tutti i seni del Mediterraneo, potrà spostare i termini e i valori della politica europea. Se per la sua debolezza e per la sua ristrettezza d’azione e di movimenti, l’Italia dovesse essere ridotta a quella politica di accomodamenti e di ripieghi alla quale fu costretta negli ultimi trent’anni, fra alleanze malcerte e malfide, da una parte, che la tenevano soggetta per la preoccupazione della sua esistenza, e gelosie e rivalità persistenti, dall’altra, che rendevano vani i suoi sforzi di riscatto; nessun gruppo di potenze potrà avere stabilità e tranquillità. Un’Italia povera e inferma farebbe sempre la forza dell’Austria e della Germania. Non si indebolisce la Germania e non si annulla l’Austria che con un’ Italia forte e possente. Lesinare sulla formazione della grande Italia sarebbe lo stesso che lesinare sulla formazione della nuova Europa. È bene intendere e fissare nella coscienza europea questa evidente verità. Io parlo alto, perchè tutti mi sentano. Io non so se in Francia e in Inghilterra perdurino, ° siano attenuate e modificate, le vecchie concezioni