essa viene in contatto con territorio austriaco, tutto ciò che le è stato accordato nel cosidetto Patto di Londra, ma io ho netta l’opinione che il Patto di Londra non si può più applicare all’assetto delle sue frontiere orientali...» E qui, tutti i ragionamenti che conosciamo intorno alla sparizione delPAustria e alla formazione dei nuovi Stati e alla necessità dello sbocco Fiume a questi nuovi Stati : ragionamenti che non hanno ormai più bisogno di contestazione, perchè nessuno di essi ha mostrato la capacità di resistere alla più elementare critica storica e politica, e sarebbe quindi inutile pigliare ancora in esame o in considerazione. L’unico argomento, dunque, rimane questo : Fiume, nel Patto di Londra, non è attribuito -all'Italia, ma alla Croazia. Ma — qui sorge veramente la questione che il Congresso di Parigi non vide o non volle vedere e contemplare — alla Croazia, in funzione di che? in funzione di Serbia o sia pure Jugoslavia, o in funzione di Austria-Ungheria ? Si è girato attorno, ma non si è discesi mai nel cuore della questione. Ed è molto strano che uomini di governo, che sono nello stesso tempo politici e giuristi, ed hanno o dovrebbero avere una lor tecnica specifica nell’interpretazione dei trattati, si siano fermati, come impetrati, di fronte alla testa di Medusa della Croazia, e non abbiano avuto il coraggio o la voglia di cacciare lo viso in fondo. Eppure è così chiaro, così limpido, così semplice e aperto il significato dell’attribuzione nel 1915 di Fiume alla Croazia, che basta enunciarlo — enunciarlo soltanto — per far cadere tutte le sofisticazioni e le falsificazioni cui ha dato occasione, fino ad ora, la lettera del Trattato. Quando, nel settembre 1915, quel Trattato si formava, non solo fra gli alleati non era il disegno, e tanto meno il proposito, della distruzione e sparizione dell’Austria (negli Inglesi e nei Francesi era, viceversa, - 313 -