rebbe più che un’illusione, un’ingenuità. E l’Intesa non ha davvero bisogno di scivolare nell’una o cadere nell’altra. Una Bulgaria, una Grecia, una Russia dovrebbero bastare alla collezione. Aggiungere anche l’Austria ? La sparizione — diciamo pure temporanea per non turbare l’animo di coloro che fanno professione di ottimismo — la sparizione della Russia dal campo della guerra, muta sostanzialmente tutti i termini del problema orientale. La Russia era una barriera contro gli Imperi Centrali. Caduta la barriera — o finché non sia ricostruita — gli Imperi Centrali e la Turchia avranno la via libera a tutte le loro ambizioni. Tra la Germania e la Turchia l’Austria è il ponte imperiale. E se l’Intesa avesse il nerbo mentale abbastanza forte, per concepire e portare a termine un disegno politico e militare di alto stile, senza impigliarsi e perdersi nel reticolato delle vecchie illusioni dei suoi partiti e delle sue dottrine, dovrebbe tutta intera far da ariete contro l’Austria, tutta intera tendersi assieme con l’Italia, per abbattere il ponte. Ma vorrà essa pensare a fare questo sforzo? L’unità di pensiero e d’azione che fin dal primo giorno della guerra si rivelò formidabile nella Germania, manca nell’Intesa, che ha fatto e seguita a fare del parlamentarismo internazionale. Bisognerebbe correggere. Nei Messaggi al Governo provvisorio di Russia, il governo di Francia e il governo di Inghilterra hanno insieme ricordato, quasi con le stesse parole, l’impegno assunto della ricostituzione in libero Stato e indipendente di tutta la disiecta Polonia. Ma come arrivare a questo risultato, senza una vera e propria disgregazione della presente organizzazione dell’Austria? Nella presente guerra delle nazioni è tanto, idealmente e materialmente, necessaria la ricostituzione della Polonia, quanto idealmente e materialmente assurda ^’organizzazione dell’Austria. E se davvero la nuova — 137 —